Ricordo #10

Oggi, sulla Lavagna dei Ricordi, siamo nel 1996, quando il me stesso ventiseienne, dovette scrivere al Ministro della Difesa, per spiegargli che, in coscienza, pensava che la Guerra è una merda.

C’era un tempo, lo dico per i più giovani, in cui i maschi italiani dovevano prestare il servizio militare obbligatorio. Un anno a imparare a fare il soldato (e per tanti la prima occasione di cavarsela da soli), un anno, per come la vedo io, sprecato per imparare ad ammazzare e a farsi ammazzare senza pensarci su troppo.

Grazie alle battaglie di chi lottò per una valida alternativa, quando toccò a me, si poteva scegliere di essere un obiettore di coscienza senza finire in galera.

Siccome allo Stato questa scelta proprio non andava giù, bisognava superare una serie ostacoli, dal mio punto di vista, grotteschi.

Per prima cosa occorreva spiegare ai vertici dell’Esercito che proprio non ti solleticava l’idea di sparare ai tuoi simili. Paradossale, vero? Come dover scrivere a Dio, spiegandogli che non gli credi e che non esiste.

Credo che la vita sia esclusivamente nelle mani di chi la vive e che essa debba essere vissuta senza limitazioni da parte di altri…”

Insomma diedi una sacco di spiegazioni, in cui mi ritrovo ancor oggi, tra le quali la volontà di costruire in opposizione alla preparazione a distruggere.

Dopo questa lettera di intenti, si veniva convocati in caserma per un colloquio con un ufficiale. A me toccò un carabiniere (non chiedetemi il grado perché non mi sono mai preoccupato di conoscerli).

Il brav’uomo cercò di farmi ragionare, spiegandomi di non fare scelte affrettate, che questa mia scelta mi avrebbe privato di GROSSE OPPORTUNITA’:

  • Non avrei MAI potuto ottenere il porto d’armi
  • Non avrei MAI potuto lavorare in Polizia o nell’Esercito
  • Non avrei MAI potuto lavorare in una fabbrica di armi.

Incredibilmente non mi dissuase dal mio intento. Di fronte alla mia fermezza mi ricordò allora la minaccia con cui ogni Stato minaccia i propri cittadini: in caso di guerra, comunque tu sei come tutti gli altri.

“Grazie al cazzo” pensai.

Dopo di che sorrisi e dissi: “Ne sono consapevole“.

Adesso che ho il doppio degli anni di quel ragazzo, sono ancora più convinto, e rispetto a lui ancor più consapevole, di quella scelta.

Per cui, qua da me, si viene in pace: la porta è sempre aperta.

Altrimenti si va a fanculo.

3 commenti

  1. Io invece sto con Machiavelli, fosse per me non sarebbe nemmeno esistita l’opzione obiezione di coscienza, non ha nemmeno senso quando non ti obbligano ad ammazzare ma in pratica solo ti insegnano a usare degli strumenti. Per onestà dico che sono stato riformato perciò non so niente di “militaresco” ma è proprio questo il punto: se per difendermi dovessi essere costretto a usare una pistola probabilmente sarei un uomo morto, o magari diventerei pericoloso per me stesso e per chi mi sta vicino. Tutto qui: avere almeno un’idea di come si usa un’arma, o di come possa ragionare l’esercito invasore, potrebbe essere decisivo per salvare lo Stato -o se non te ne frega niente, per salvare te stesso e quelli a cui tieni- in frangenti che possono sembrare improbabili ma che non sono certo impossibili.
    Chiaro che moralmente sono d’accordo sul rifiuto della guerra ma poi la realtà dice che le guerre ci sono sempre state, quindi più conoscenze e pratica hai meglio è -potresti perfino valutare la bontà degli ordini ricevuti, per dire.
    Ops, più lungo di quel che avrei voluto, scusa.

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