L’eredità dei Borgia

Divertire: dal latino divertĕre , volgere altrove, deviare.

Oggi vi scrivo due righe su questo libro, scritto a quattro mani da Andrea Santangelo e Lia Celi, che è per l’appunto un libro divertente nel senso latino del termine, oltre ad esserlo nel senso a noi più comune.

Molto ben scritto, solido intreccio, personaggi vivi, è un romanzo che porta altrove: a Monteperso, tanto per cominciare.

E’ in questo pittoresco buco di culo del mondo, incastonato nell’appennino, che vive il nostro eroe: Marco Pellegrini.

Vigile urbano per sbaglio, storico mancato, sbarella con gli ormoni per la Sindaca e la Marescialla, ha un rapporto pessimo con Patton, il cane di Nonno Gualtiero.

Sarebbe un nessuno, nel grande arrabattarsi della vita, se non fosse che i guai lo vengono a cercare. In questo caso la sua ex fidanzata Elena: gli chiede di andare a prenderla alla stazione di Bologna.

Da lì in poi è un casino dopo l’altro, un susseguirsi di colpi di scena tra il giallo “classico” e la commedia. Si viaggia nel tempo, con questo romanzo, su di un filo sottile teso tra Storia e Arte: mentre gli inquirenti stanno per archiviare fatti per loro scollegati, Marco Pellegrini intuisce un nesso, che dai giorni nostri arriva fino a Casa Borgia.

Il taglio ironico con cui la vicenda e i dialoghi si snodano fanno venir voglia di leggerne ancora (non a caso domani vado a comprare “Ninnananna per gli aguzzini” ovvero l’altro romanzo con Marco Pellegrini).

Impossibile non affezionarsi a più di un personaggio, anche quelli che lì per lì sembrano odiosi, come il Grandi, il capo di Marco Pellegrini o Lollo Parmeggiani, metà ragazzo e metà cuffietta.

Mi scuserete se sono stato un po’ vago, ma non voglio svelare nulla di più: è un godibile romanzo che va letto e scoperto pagina dopo pagina.

Grazie per la lettura

Buona serata.

Aurelio

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