
E’ una prigione dell’anima dalla quale la vita la puoi sbirciare solo da una finestra o distillare dai frammentari racconti dei tuoi compagni di cella. Questa è l’adolescenza in estrema sintesi.
In questo bel libro di Fleur Jaeggy, edito da Einaudi, la vicenda della protagonista scorre da un collegio svizzero all’altro, governata a distanza dal Brasile, dove Maman dispone che la si addestri a questo o a quell’altro aspetto della futura esistenza da Signora.
Sono gli occhi e le orecchie a spiare i dettagli della vita, a fornire carburante alle fantasie, mentre il cuore è in catene, rette saldamente dalla rigida disciplina del collegio.
E’ un territorio ostile, l’adolescenza: è l’era della scoperta, senza metro di paragone, una isterica altalena tra infatuazione e disprezzo, tra vicinanza e rifiuto.
La scrittura è asciutta, fatta di piccoli frame dettagliatissimi, in una romanzo tutto al femminile e, credo in parte, autobiografico. Al lettore trasmette la claustrofobia di un’età dalla quale non si vede l’ora di uscire e la paura di doverne uscire davvero nonché il peso dell’attesa, mentre tutto accade in una forsennata immobilità.
Sarà che ho tre figli adolescenti, ma l’ho trovato illuminante.
E’ un libro che non diverte, ma che serve.
Non a caso Iosif Brodskij, nella quarta di copertina, scrive:
«Intinta nell’inchiostro blu dell’adolescenza, la penna di Fleur Jaeggy è il bulino di un incisore che disegna le radici, i ramoscelli e i rami dell’albero della follia che cresce nello splendido isolamento del piccolo giardino svizzero della conoscenza fino a oscurare col suo fogliame ogni prospettiva. Una prosa straordinaria. Durata della lettura: circa quattro ore. Durata del ricordo, come per l’autrice: il resto della vita».
3???? Buondio! 😱😉
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13-15-17. Il Luna Park dell’adolescenza.
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Sei un uomo sull’8 volante! 🤸🏻♀️
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Un libro che si ricorda, singolare e forte proprio per la scrittura e la naturalità nel porgerla.
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Prendo nota!
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L’ho letto, molti anni fa, ma non mi piacque… lo trovai glaciale, quasi un esercizio di stile. Forse se lo rileggessi ora mi piacerebbe di più, non so.
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Forse dopo molti anni sì. È una scrittura fredda, quasi autoptica. Può non piacere.
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