
Iosif scrive questo libro come chi scrive senza avere niente da dimostrare, va apparentemente a braccio, seguendo un filo logico solo per lui e racconta Venezia nell’unico modo possibile per lui.
Per lui che la frequenta ogni inverno, quando il freddo, la nebbia e gli odori confondono tanto i sensi da farla assomigliare a casa sua, Venezia è soprattutto notte, ghiaccio, umidità, ambienti tra l’elitario e il settario, silenzio e un paio di occhi da fargli da orizzonte.
E’ un cercar di far tornare i conti, delle spese, ma anche della vita, la speranza di un preciso incontro e la rassegnazione alla marea del destino.
Venezia città specchio, a tratti quasi città invisibile (di calviniana memoria), città che guarda e che si lascia guardare.
È un libro questo per chi è disposto a farsi prestare un punto di vista poetico e ironico che difficilmente potrebbe essere il proprio.
Brodskij racconta la Venezia invisibile agli occhi del turista (e dei più), penso che sia in assoluto la più dolce dichiarazione d’amore mai dedicata alla Serenissima.
“Città irreale”, diceva Baudelaire e citava Eliot, entrambi riferendosi ad altro; eppure, oggi più che mai, mi pare che questa frase possa riferirsi a Venezia. È uno dei luoghi che prima o poi voglio vedere, ma anch’io non alla maniera dei turisti; il dramma è che, purtroppo, sono quasi rimasti solo loro.
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Un tentativo, magari in mesi e in orari fuori tempo, vale la pena. 😁
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Ci proverò volentieri: sono così tanti i luoghi che ancora non ho visto solo in Italia… Dovrò rimediare.
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Proprio poche settimane fa passeggiavo lungo le Fondamenta degli Incurabili…
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😁
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libro bellissimo
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vero
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